GLITTER

GLITTER

GLITTER

Con la parola inglese glitter si descrive un vasto assortimento di piccolissimi frammenti delle dimensioni massime di 1 mm² costituiti principalmente in copolimeri, piccolissime lamine di alluminio, diossido di titanio, ossido di ferro, ossicloruro di bismuto e altri ossidi e/o metalli, dipinti con colori iridescenti in grado di riflettere la luce nello spettro visibile.[1]

Il glitter è di solito venduto e contenuto in una piccola scatola metallica, simile ad un salino, dai cui fori è possibile controllarne il flusso. Sono disponibili vari assortimenti: da uno specifico colore a confezioni multicolori. È possibile applicarlo permanentemente mediante un forte colla, o temporaneamente con materiali leggermente adesivi. Non si deve confondere con i coriandoli o le paillettes, che sono prodotti con frammenti più grandi[2]

Il glitter viene utilizzato in progetti artigianali, come le feste mascherate dei bambini, con i quali si raggiunge facilmente un effetto luminoso e iridescente. È usato come elemento di decorazione, quando aggiunto a gomma e plastica. Spesso viene inserito in prodotti di cosmesi come il lucidalabbra, l’ombretto e lo smalto per unghie.

Fu inventato da Henry Rushmann,[3] secondo alcuni nel 1934, secondo altri poco dopo la seconda guerra mondiale.

La parola “glitter” è spesso ed eufemisticamente riferita per definire uno sfarzoso e brillante ma superficiale fascino. Il termine glitterati deriva da glitter e si riferisce genericamente ad una persona dello spettacolo e ai filantropi. In particolare, truccarsi con il glitter fu uno dei principali artifici che contraddistinsero gli interpreti del genere musicale glam, chiamato anche glitter.[4] Fra questi va annoverato Paul Francis Gadd, che prese il nome d’arte Gary Glitter.

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